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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, III, 62
 
originale
 
[62] Quintus quidem Scaevola, Publi filius, cum postulasset, ut sibi fundus, cuius emptor erat, semel indicaretur idque venditor ita fecisset, dixit se pluris aestumare; addidit centum milia. Nemo est, qui hoc viri boni fuisse neget; sapientis negant, ut si minoris quam potuisset vendidisset. Haec igitur est illa pernicies, quod alios bonos alios sapientes existimant. Ex quo Ennius "nequiquam sapere sapientem, qui ipse sibi prodesse non quiret". Vere id quidem, si, quid esset prodesse mihi cum Ennio conveniret.
 
traduzione
 
62. Quinto Scevola, figlio di Publio, avendo chiesto che di un fondo, che voleva acquistare, gli fosse indicato il prezzo definitivo e avendo ci? fatto il venditore, afferm? di valutarlo di pi? ed aggiunse centomila sesterzi. Non c'? nessuno che dica che questo comportamento non sia stato proprio d'un galantuomo; negano, per?, che sia stato proprio d'un uomo saggio, come se avesse venduto a meno di quanto avrebbe potuto. La rovina ? proprio questa, il fatto che si fa distinzione tra i buoni e i saggi. Donde Ennio: "Invano ? saggio quel saggio incapace di giovare a se stesso". Questo sarebbe pure vero, se fossi d'accordo con Ennio sul significato del giovare.
 

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